Guardare alla morte con dolcezza

“Credo la vita eterna” è partire da questa affermazione del credo cattolico, che i cristiani si mettono in rapporto con la morte. “Guardare la morte con dolcezza” è stato il titolo del terzo incontro del percorso di formazione degli adulti di Azione Cattolica, guidato dal diacono Marco Begarani.

La morte è stata letta alla luce della lettera pastorale del Vescovo “Il seme. Il fiore. Il frutto”.

La speranza, che non si confronta con la morte, è una speranza debole. La nostra società ha cercato di eliminare il concetto di morte di toglierlo dal vocabolario del quotidiano. Sta cercando una speranza che non fa i conti con il concetto del limite. Questo percorso non può essere accettato da un cristiano, che deve tenere bene davanti a se quanto affermava Emile Durkheim “le religioni nel loro insieme non sono che complessi sistemi di preparazione alla morte”.

 

Come non si può fare a meno di tenere presente l’ammonimento di Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicoanalisi, “nella seconda parte della vita rimane vivo solo chi con la vita vuole morire”.

Eppure la nostra società si affanna nel trasformare la morte in un tabù sociale. La morte va cancellata e diviene un momento da nascondere negli ospedali e negli ospizi, che sono luoghi asettici dove possiamo rimuovere la vergogna che abbiamo per il morire.

È invece necessario prepararsi a morire e l’allenamento principale consiste nell’imparare ad amare.

Di questo tentativo di rimozione della morte fanno le spese anche altri due momenti naturali per la gran parte degli uomini la vecchiaia e la malattia. La religione della salute ci porta a respingere l’inevitabile valore della malattia e della sofferenza ad essa legata. Così come si vuole dare un senso forzato ad ogni cosa eliminando la morte per vecchiaia nel tentativo di preconizzare una sorta di immortalità possibile.

Al termine del suo intervento Marco Begarani ha proposto due video di grande impatto. Nel primo l’intervento del teologo Alberto Maggi, che parla della sua “esperienza di morte”, presentando il volume “Chi non muore si rivede”. Mentre l’epigrafe della teologa Adriana Zarri, morta nel 2010, capovolge il concetto di ricordo.

 

È seguito un ampio dibattito in cui i presenti hanno liberamente esposto il loro concetto e il loro rapporto con la morte.

Massimiliano Franzoni

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