Un modello economico alternativo

È un botta e risposta serrato quello che ha caratterizzato il terzo appuntamento del secondo anno della Scuola di formazione all’impegno politico e sociale dell’Azione Cattolica Diocesana.

Protagonista del confronto con il pubblico presente è stato Francesco Gesualdi, fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo e di Rete Lilliput, ai più conosciuto come il Francuccio, allievo prediletto di Don Lorenzo Milani.

Tema del confronto è stata la solidarietà e il sostegno alle persona nei suoi diversi aspetti. La prima provocazione è stata quella legata alla crescita. Gli economisti ci ripetono come un mantra, che è necessario crescere per uscire dalla crisi.

Non è più possibile crescere – ha affermato in netta controtendenza Gesualdi – gli squilibri ambientali, che abbiamo creato, sono manifesti e non possiamo ignorarli. Pensiamo che si possa fondare l’economia solo sulla crescita, perché viviamo in un economia capitalista fondata unicamente sulla rendita”.

Papa Francesco, su questo tema, ha detto parole molto chiare prima di ogni cosa viene l’uomo. “Il nostro sistema è stato organizzato per i forti. Sono le grandi banche che dominano attraverso la finanza. Oggi non è più chi produce che guadagna per la sua sussistenza. A guadagnare sono solo coloro che speculano per aumentare le loro rendite”. È necessario quindi immaginare e cominciare a lavorare per un nuovo modello di economia, che parta da un principio sacrosanto: “la terra ci è affidata in prestito dai nostri figli”. Noi abbiamo ignorato questo principio tanto che abbiamo sperperato una risorsa decisiva come il petrolio. Tra trent'anni questa risorsa non sarà più disponibile per tutti. Così è per l’acqua. Siamo ad un passo dalla catastrofe e sappiamo bene che quando avviene la catastrofe a rimetterci sono sempre i più deboli. Abbiamo bisogno, secondo Gesualdi, di inventarci qualcosa di nuovo in economia e nel sociale, aree nelle quali siamo stati molto deboli, al contrario di quanto avvenuto nella tecnologia.

L’economia, su cui i cristiani devono ragionare, parte dalla scelta preferenziale per i poveri, che ci è indicata in modo ineludibile dal Vangelo stesso. Per questo non possiamo accettare il mercato come un dogma. I santoni del mercato considerano fuori luogo la solidarietà, che è il “io ti do anche se tu non hai nulla da darmi in cambio”. Noi cristiani non possiamo accettare questa logica e invece dobbiamo partire dal principio secondo cui chi "ha avuto di più deve dare di più". Il modello alternativo proposto da Gesualdi permette a tutti di vivere dignitosamente in modo sostenibile.

In questa logica la seconda provocazione è arrivata sul tema del debito pubblico, che si crea se si vuole permettere a tutti l’accesso a servizi essenziali come la sanità. "L’Italia – ha risposto Gesualdi – ha creato debito solo negli anni ottanta. Successivamente l’indebitamento è cresciuto per effetto del pagamento degli interessi. Ora non è più possibile tagliare spesa pubblica, quindi tagliare servizi in particolare alle fasce più deboli, per pagare gli interessi. È tempo di cancellare il debito".

Sono diversi gli ambiti in cui Gesualdi immagina accordi globali. Il primo è appunto quello del debito. Il secondo è quello della gestione comune delle risorse limitate (acqua, petrolio ecc.). Altrimenti ci dovremmo arrendere alla legge del mercato, che usa il prezzo per limitare la domanda e l’accesso anche ai beni essenziali sarà di pertinenza solo di chi può pagare.

Nel sistema immaginato dal relatore le risorse essenziali dovrebbero essere gestite dal pubblico mentre al mercato verrebbero affidate soltanto le risorse voluttuarie.

Naturalmente ci sono intanto anche piccole scelte, che possono essere fatte dai singoli e dalle famiglie, come una spesa che tenga conto del rifornimento delle merci a chilometri zero, della possibilità di autoproduzione e i Gruppi d’acquisto solidale.

Altro tema sollecitato dal pubblico è quello dell’immigrazione. "Il fenomeno migratorio nasce da squilibri e da guerre che spesso sono state provocate dai governi occidentali. Questo fenomeno ha una particolarità, perché spesso non riguarda i popoli più poveri ma quelli maggiormente infatuati dai nostri stili di vita. Con i nostri satelliti mandiamo in tutto il mondo l’immagine di una società ricchissima, dove non si lavora mai e si cambia l’automobile tutti i giorni. Chi non si dirigerebbe immediatamente verso questo bengodi. Tra qualche anno dovremo fare i conti anche con l’immigrazione climatica, che potrebbe riguardare addirittura 350 milioni di persone. È necessario sostenere la cooperazione, soprattutto quella di base che non è inquinata dalla corruzione. Dobbiamo garantire ai produttori del sud del mondo stabilità nei prezzi delle materie prime che loro producono, in modo da favorire la loro programmazione agricola e dobbiamo combattere il concetto di globalizzazione, che ci è stato proposto, dove vince chi può dominare il mercato globale".

Questo è la rivoluzione proposta da Francesco Gesualdi.

Massimiliano Franzoni

 

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