Le parole della giustizia

"Il vero cambiamento, la vera rivoluzione della legalità, può affermarsi solo quando ciascuno di noi comprenderà che la legalità è possibile qui e ora, a cominciare dalle nostre scelte e dai nostri comportamenti".

Queste parole chiare ed efficaci sono la perfetta sintesi del libro "Le parole della giustizia", scritto dal magistrato Marco Imperato e pubblicato dall'editore Aliberti.

Imperato, giovane pubblico ministero presso la Procura di Modena, sarà ospite del secondo incontro della Scuola di Formazione all’Impegno sociale e politico organizzata dall'Azione Cattolica, che si terrà sabato 25 maggio, alle ore 15.30, presso il Seminario Diocesano.

Il pregio di questo volume è la semplicità e la chiarezza, che permette anche ai non addetti ai lavori di addentrarsi in temi all'ordine del giorno del dibattito sulla giustizia. Tali temi risultano spesso ai più di difficile comprensione, salvo letture puramente ideologiche.

Imperato spazia con semplicità ma tenendo un filo conduttore chiaro, che è contrario ad ogni semplificazione, dalle intercettazioni alla prescrizione, dal concorso esterno al processo breve, addentrandosi poi sul sistema punitivo e su temi caldissimi come i collaboratori di giustizia e il rapporto politica e corruzione.

La legalità non è un principio vuoto ma si basa sulle nostre gambe, sulle nostre mani e sui nostri occhi, se saremo vigilanti rispetto a quello che accade nel nostro territorio e se sapremo collaborare con le istituzioni.

Il concetto della legalità, a partire dalla nostra Costituzione, è quello che Imperato ogni giorno promuove non solo attraverso il suo lavoro di magistrato ma anche con tanti incontri in giro per l’Italia soprattutto rivolgendosi alle giovani generazioni.

Pare proprio rivolta ai giovani la citazione del dissidente cecoslovacco Alexander Dubcek contenuta nel libro, "la legalità è il potere dei senza potere".

Imperato non si sottrae da giudizi netti anche sui temi caldi dell’attualità, come quando in merito al conflitto tra politica e magistratura afferma che "la legittimazione democratica non significa mani libere e impunità: sarebbe una violazione dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e una ferita alla divisione dei poteri".

Sempre però il concetto di legalità è per Imperato una precondizione, rispetto a qualsiasi azione giudiziaria o legislativa e così afferma "solo la condivisione dei valori fondanti e la diffusione di pratiche corrette e trasparenti possono farci sperare di ritrovare una classe dirigente, pubblica e privata, autorevole. Non si diventa onesti per decreto legge".

Così il metro della legalità diviene parametro di giudizio per ogni singolo aspetto del sistema e dell’azione giudiziaria. "In parole povere, se offrire alcuni benefici a un mafioso consente di arrestarne altri venti e di sequestrare armi e denaro sporco, non c'è dubbio quale sia la scelta più logica e utile per la legalità".

Come chiaro sembra per Imperato il rapporto nella politica tra eletti ed elettori sempre basando il proprio giudizio a partire dal principio di legalità. La corruzione politica trova il suo fondamento in una diffusa corruzione sociale e per dimostrare questo assunto si rifà ad una frase di Alcide De Gasperi "il dieci per centro degli eletti è peggio di chi li ha scelti, il dieci per cento è meglio, ma l’ottanta per cento è come loro".

Massimiliano Franzoni

 

 

Le parole della giustizia

Marco Imperato

Con prefazione di Armando Spataro

Aliberti Editore, € 15,00

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