Risorge l’Uomo nel giorno di Pasqua


Abbiamo percorso il cammino della Quaresima con grande slancio e cercando di andare sino in fondo nella riflessione, nel confronto e nella preghiera.
L'ACR e i giovanissimi hanno vissuto con grande intensità i loro momenti di ritiro, i giovani hanno cercato la ricetta per costruire un nuovo umanesimo a partire da Gesù Cristo e gli adulti hanno posto la loro attenzione sul modello di Carità proposto dal Vescovo nella sua lettera pastorale.
Ora siamo alla meta davanti ai nostri occhi c'è il volto del Risorto immagine trasfigurata di tutta l'umanità desiderosa di una nuova Speranza. E' quell'umanità che ogni giorno incontriamo nelle nostre periferie quelle personali della nostra esistenza e quelle sociali delle nostre città.

Ogni incontro cambia la nostra umanità e l'esistenze di chi spesso solamente sfioriamo.
Mi è capitato in questa Quaresima di fare un incontro che mi ha posto degli interrogativi decisivi. Era una riunione aziendale di quelle tese da cui pare difficile uscire con qualcosa di buono. Una donna afferma senza tema di smentita "io parlo a nome del popolo". Sono basito. Io spesso faccio fatica semplicemente a parlare a nome di me stesso, tanto sono dilaniato da dubbi, incertezze e difficoltà nel trovare la strada. Come si può parlare a nome del popolo entità così generica e spersonalizzata. Forse se li hai amati sino in fondo può parlare a nome di Giovanna, di Andrea, di Carlo e di Benedetta. Parlare a nome del popolo a nome della folla senza volto quale responsabilità e quale imbarazzo.

Ho pensato allora a Gesù e alla folla che incontra dal momento del suo ingresso nella città santa sino al Golgota. A nome di quale popolo poteva lui parlare. Poteva parlare a nome del Popolo osannante che accompagna il suo ingresso a dorso di mulo in Gerusalemme, oppure a nome del popolo che sulla piazza del Pretorio decide di condannare Lui innocente invece dell'assassino Barabba.

Gesù non parla al popolo ma parla alle persone alle tante che incontra sulla strada anche a quelle incontrate sulla via del Golgota. Gesù non parla in nome del popolo. Gesù parla in nome del Dio amore. Gesù accoglie Pietro e lo ama nonostante il suo tradimento. Gesù sulla strada del Calvario consola le sofferenze delle donne, indicando una strada di liberazione che ancora esse non possono comprendere. Gesù garantisce al ladrone pentito il Regno quale culmine di un'umanità che sembrava persa e lo fa parlando in nome di Dio.

La folla e la massa spersonalizzata, tutti ne abbiamo fatto esperienza nel nostro lavoro educativo, non sono interlocutori efficaci per la costruzione di un nuovo umanesimo, che abbia una radice profonda in Gesù Cristo. Dobbiamo sforzarci ogni giorno di più, anche nella complessità delle nostre periferie, di promuovere e favorire l'incontro con l'altro in tutta la sua umanità, nelle sue contraddizioni, nell'odio e nella disperazione che cova dentro di se ma anche e soprattutto nella speranza che a fatica cerca di trovare dentro se stesso e nel rapporto con i suoi prossimi. Dobbiamo sforzarci di incontrare l'altro che ci sta accanto, trasfigurazione dell'umanità di Cristo. Dobbiamo ogni giorno di più accogliere, consolare e  fornire ragione della Speranza che è in noi. Costruire un nuovo umanesimo in Gesù Cristo significa lasciarsi condurre verso le nostre periferie esistenziali e verso quelle di coloro che il Signore ha messo sul nostro cammino.

L'Azione Cattolica Diocesana è impegnata tutta a percorre questa strada andando incontro ad una nuova umanità trasfigurata dal volto di Cristo Risorto.

Buona Pasqua di Resurrezione!

Massimiliano Franzoni
Presidente Diocesano

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