I miracoli della Fede “il servo del centurione”

"...Per l'annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami". Sono le parole della Costituzione dogmatica "Dei Verbum" ad aprire la Scuola della Parola presieduta dal Vescovo Mons. Carlo Mazza nell'anno della fede a cinquant'anni dall'apertura proprio del Concilio Vaticano II.

Il tema scelto per la Scuola di quest'anno, appuntamento molto atteso dai giovani e dai molti fedeli della Diocesi sempre presenti nel corso degli anni, è "I miracoli della Fede".

In questo prima lezione il Vescovo si è soffermato sul miracolo del "servo del centurione", nella narrazione che ne fa l'evangelista Luca.

Per introdurci all'episodio Mons. Mazza è partito dall'importanza della Parola e in particolare dell'ascolto del cuore, riprendendo il Motu proprio di Benedetto XVI "Porta fidei".

"La nostra vita – ha affermato – ha bisogno dell'ascolto della Parola, affinché essa entri in noi e provochi il miracolo della fede". "Il miracolo pur essendo qualcosa di grandioso rischia di non avere la nostra attenzione perché riguarda sempre altri. Quanto il miracolo riguarda me allora mi interessa".

Spesso ci interroghiamo sulla storicità dei miracoli ma a noi questo non interessa. È sufficiente che sia scritto nel Vangelo per provocare la nostra attenzione. È la Parola di Dio che è alla base del miracolo, perché la Parola è creatrice e provoca cose inattese se realmente accolta. Gesù è la Parola che si fa carne, come ci ricorda l'evangelista Giovanni, per questo motivo Dio si fa vicino a noi attraverso la Parola e la vita del Figlio.

"Non è però facile – ha proseguito il Vescovo – che il miracolo avvenga. È infatti necessario per la sua manifestazione, che noi ammettiamo di star male e di non essere in pace. Il miracolo interviene per fatti gravi una malattia fisica ma anche un amore che finisce".

L'analisi dell'episodio narrato dall'evangelista ci aiuta a comprendere le condizioni della realizzazione del miracolo. "Gesù entrò in Cafarnao". Gesù ci viene incontro ed entra nella città, dove sa che ci sono i problemi più importanti. Il Centurione riconosce la sua difficoltà e per questo si spinge a chiedere a Gesù il massimo, perché riconosce che solo Lui glielo può dare. La preghiera del Centurione è di intercessione. Il Centurione "passa in mezzo" al problema del suo servo amato e lo porge a Gesù intercedendo per il servo. Ad un tratto però pare che il Centurione faccia un passo indietro. Gesù decide di entrare nella sua casa ma lui si accorge di aver paura di un simile grande atto. Lo stesso capita a noi. Spesso abbiamo lo slancio di rivolgerci verso il Signore ma poi quando il Signore viene e ci indica le soluzioni non abbiamo il coraggio di portarle sino in fondo.

Il Centurione però vince la paura e compie una grande dichiarazione di fede e un riconoscimento della natura Divina di Gesù. Così grande che le stesse parole del Centurione, un pagano, sono ancora utilizzate dopo duemila anni nella Liturgia della Chiesa. "Non sono degno Signore…ma di soltanto una parola ed io sarò salvato" è quello che pronunciamo mentre il sacerdote celebrante espone il Corpo di Cristo e si appresta a fare entrare Gesù in noi. Queste parole riprendono quanto affermato dal Centurione. "Ti chiedo la potenza della tua parola creatrice" sembra affermare il Centurione. "La Parola, che salva, è pretesa anche da un uomo che era "un non credente". Il Centurione riconosce il suo essere uomo e solamente uomo".

"Siamo quindi chiamati – ha concluso il Vescovo – a svuotare noi stessi per riempirci di Dio". "Tutto è possibile per chi crede".

Non sono mancante durante la lezione parole chiare da parte del Vescovo Carlo, anche sulla rinuncia al ministero petrino da parte di Papa Benedetto.

"La parola del Papa ha fatto accadere, anche qui dimostrando forza creatrice, una cosa grande nella Chiesa e nel mondo consentendo ad essa e a tutti gli uomini di buona volontà di interrogarsi".

Massimiliano Franzoni

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