Profumo di santità

È stata sbloccata la causa di beatificazione di Oscar Arnulfo Romero. È un’altra bella notizia della chiesa di Francesco, vescovo di Roma da poco più di un mese. Romero fu arcivescovo di El Salvador dal 1977 al 1980. Il 24 marzo di quell'anno fu ucciso da un colpo di fucile alla gola, mentre celebrava l’eucarestia.

Fu un pastore convertito dal suo popolo. Quando fu nominato nella capitale salvadoregna, era considerato certo un uomo di fede, ma moderato e politicamente conservatore. Il paese centramericano era devastato da una terribile dittatura militare. Decine di migliaia di morti. Bisognava essere prudenti per non peggiorare le cose. Ma subito gli uccisero un prete: don Rutilio Grande. Ne vegliò la salma. E forse in quel momento cominciò il cammino del pastore che dà la vita per le sue pecore. Altri, molti altri morirono e sparirono: preti, catechisti, operatori pastorali. Ed il pastore imparò a condividere fino in fondo la vita dei poveri. Divenne immagine di speranza per un popolo martoriato. Ogni pastore, chiamato da Dio in mezzo al popolo e per il popolo, impara il mestiere dalla gente che incontra. Soprattutto i più piccoli e i più poveri. Per fortuna che il popolo ci converte!

Diede voce a chi non aveva voce. Cominciò presto a portare i drammi della vita dei poveri, dentro la sua predicazione. Le sue omelie, diffuse dalla radio, erano fatte dell’annuncio del vangelo e dell’elenco dei fatti drammatici successi nella settimana: uccisioni, sparizioni, violenze. Erano magari solo i nomi. Ma detti così diventava evidente che erano tutti figli di Dio e Dio aveva detto di non uccidere! Aveva capito che il vangelo non poteva che essere profondamente intrecciato con la vita della sua gente. Era solo una “voce”. Ma quale potenza e quale speranza diffondeva! L’annuncio del vangelo è buona notizia se è intrecciato con la vita concreta delle persone.

Infine, fu ucciso sull’altare. E la sua morte esprime bene cosa era diventato. Profondamente unito a Cristo, suo Signore, come lui era diventato vittima e sacrificio per amore del suo popolo. Martire della fede per amore di Cristo. Come lui non ha potuto che donare la sua  vita. Questo è il segreto della sua vita, reso evidente dalla sua morte: l’intimità con Cristo era la sua forza. Colpito alla gola, hanno fatto tacere per sempre la sua voce che gridava forte la verità. Ma non hanno potuto fermare la speranza che il suo sacrificio ha generato. Speranza di una chiesa povera con i poveri. Speranza di un mondo più giusto.

don Emilio Centomo, assistente nazionale Adulti

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