Il cortile dei gentili nel Quartiere Luce

Era stato il cardinale Carlo Maria Martini ad inaugurare "La cattedra dei non credenti", esperienza di dialogo sui grandi temi della vita, che poneva a confronto esperienze e credi religiosi differenti.

Attualmente è il cardinale Gianfranco Ravasi ha proseguire questa esperienza con la nuova denominazione di "Cortile dei gentili".

In occasione della Missione parrocchiale, in coincidenza con il quarantesimo anniversario di istituzione della parrocchia, il parroco di San Paolo Don Remo Toscani ha voluto proporre per la prima volta nella nostra città un appuntamento simile a quello proposto nella Diocesi ambrosiana, prendendo ispirazione da un suggerimento dello stesso Vescovo di Fidenza Mons. Carlo Mazza.

A sedersi allo stesso tavolo il dr. Roberto Arnaudi, medico del nostro Ospedale, il prof. Corrado Lori, professore presso l'Itsos di San Secondo, Franco Giordani, economo della Diocesi e presidente dell'Associazione Bruno Mazzani per l'hospice, e la Prof.ssa Margherita Rabaglia, dirigente scolastica. A moderare la serata è stato chiamato il Prof. Romano Artusi, dirigente scolastico in pensione e presidente dell'Unitre.

Artusi ha invitato i protagonisti del dialogo a confrontarsi subito sul loro concetto di Fede.
Ha esordito Corrado Lori evidenziando come il "non" caratterizzata chi non aderisce all'esperienza di fede. È un "non" pesante che spinge ad additare queste persone come prive di spiritualità. "Chi non crede – ha detto Lori – vive comunque relazioni e sentimenti intensi, queste fanno parte integrante della sua spiritualità. Così come il mistero rappresenta una parte essenziale anche della vita del non credente". Lori ha poi passato in rassegna i disastri del '900 riprendendo le parole di Primo Levi "se c'è stato Auschiwitz, allora Dio non esiste".
Franco Giordani ha invece parlato della Fede come di un incontro con la persona di Gesù Cristo. "Come quando ci si innamora, si decide di compromettersi con l'Altro". L'amore per la persona Gesù Cristo ci da la possibilità di un continuità nella vita eterna e la morte a questo punto è un semplice passaggio.
Roberto Arnaudi ha parlato di un confronto con la propria coscienza come modello di un etica e di una morale, che prescinde dalla fede. Inoltre riprendendo Giordani ha evidenziato come i segni che in alcuni possono far scatenare quest'amore per l'Altro, non sono riconoscibili da tutti e possono dipendere anche da una predisposizione personale.
Margherita Rabaglia ha parlato della sua esperienza di Fede contraddistinta da un momento di crisi coinciso con il tempo dell'Università nel 1968. "La mia fede sembrava diventata inutile di fronte ai tanti temi posti sul tappeto dalla contestazione". Poi l'incontro con l'esperienza di Don Luigi Giussani e del movimento di Comunione e Liberazione e diversi viaggi all'estero soprattutto nell'Est Europeo proprio al seguito di un sacerdote amico di Giussani gli hanno permesso di comprendere l'utilità della Fede nel dare risposte concrete.

Il dibattito si è sviluppato poi sui temi della morale, della famiglia e della convivenze e del dogmatismo religioso. Franco Giordani ha invitato a non ridurre la fede a semplice morale. Mentre Corrado Lori ha evidenziato come per un non credente, non essendoci una verità rivelata, la verità è un processo in divenire. Sul tema della famiglia e delle convivenze ha poi invitato in modo provocatorio a uscire dalle etichette per soffermarsi sulla realtà delle esperienze. "Perché la mia convivenza è necessariamente meno stabile della famiglia formata con il vincolo del matrimonio?".

La serata è stata chiusa dal Vescovo Mons. Carlo Mazza che ha evidenziato come il problema attuale sia in realtà non il confronto con una diversa visione della realtà ma con lo scetticismo imperante che impedisce la possibilità di ogni confronto. "L'utilità di serate come queste – ha chiosato con molta efficacia il Vescovo – è dato dal fatto che ognuno di noi esca arricchito dal confronto delle diverse posizioni, perché sono convito che sia meglio un non credente ricco di contenuti che un cattolico senza spessore, pur rispettando ovviamente anche quest'ultimo".

Massimiliano Franzoni

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