Etica, valori non negoziabili e testimonianza politica
È stato il Prof. Giorgio Campanini ad esplicitare il tema dell’Etica per la politica nel corso della Scuola Diocesana di formazione.
Campanini è stato docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Parma, di etica sociale a Lugano e di Teologia del laicato alla Pontificia Università Lateranense di Roma. È pubblicista del quotidiano Avvenire e di diverse riviste a livello nazionale.
Introducendo il tema dell’etica politica il relatore ha analizzato il rapporto tra sfera pubblica e privata nella società attuale, evidenziando una contrapposizione tra una sempre più invasiva presenza nella società di una sfera pubblica e allo stesso tempo la rivendicazione di sempre più ampi spazi ai diritti o anche soltanto ai desideri individuali. Si sta arrivando quindi in occidente ad una società sempre più degli individui e sempre meno delle persone. La famiglia dovrebbe essere il luogo di raccordo tra sfera pubblica e sfera privata ma la crisi della stessa è spesso dovuta proprio ad un individualismo imperante anche al suo interno.
È qui che la politica dovrebbe svolgere il suo ruolo guida, proprio per il suo forte legame con il sistema dei valori. Purtroppo però l’epoca moderna a partire da Machiavelli ha fatto prevalere la distinzione tra politica e morale, dando vita ha una dimensione prettamente politica, ma che si caratterizza in modo evidente anche in altre sfere della vita pubblica e privata, “l’etica del successo”.
In questo meccanismo è chiamato ad operare il cristiano che si avvicina alla politica, esercizio ritenuto assolutamente necessario dallo stesso Campanini. Il cristiano ha due riferimenti quello storico e quello escatologico. Si pone quindi il dovere della doppia obbedienza a Dio e a Cesare, sapendo distinguere in modo pieno e corretto cosa appartiene all’una sfera e cosa all’altra. Il rischio è quello però di contrapporre all’etica del successo quella della testimonianza, vivendo in una sorta di Aventino permanente. Questo è il rischio che i cattolici hanno corso in questi anni con l’allargarsi del concetto dei cosiddetti “valori non negoziabili”. In realtà i cattolici italiani sono favoriti dalla carta costituzionale, che è fortemente intrisa dai valori della dottrina sociale della chiesa ed è, di per sé, un’elencazione di valori non negoziabili. Al di fuori di questi principi entra in campo il valore della mediazione con un particolare ma essenziale accorgimento: non sono i valori che vanno mediati ma la loro concreta applicazione. Qual è però il confine di questa mediazione? È certamente un confine flebile, che passa dalle coscienze dei credenti impegnati in politica ma anche necessariamente dai pronunciamenti del Magistero. Si ritorna quindi al tema della doppia obbedienza a Cesare e a Dio e diviene urgente fare una concreta distinzione tra ciò che è religioso e ciò che è politico. Così Giorgio Campanini ha portato alcuni esempi indicando sue valutazioni. Ad esempio, a proposito matrimoni gay la ratio della nostra carta costituzionale, unita al valore religioso del matrimonio, li escluderebbe e andrebbero inseriti nell’elencazione dei “valori non negoziabili”. Mentre così non accadrebbe, sempre secondo Campanini, per quanto attiene al tema delle convivenze, che pur dovendo distinguere e non parificare al modello contrattuale del matrimonio civile, avrebbero spazi di regolamentazione e la loro normazione non ricadrebbe nella sfera predeterminata dei “valori non negoziabili”. Campanini ha poi chiosato sulla netta differenza esistente tra mediazione e compromesso, rifuggendo questo ultimo concetto come assolutamente negativo.
Il relatore ha anche provato ad indicare alcuni punti per porre un freno al dilagare della società individualistica: superamento degli stati nazionali come espressione di società autosufficienti, ripensamento della struttura economica ed in particolare di quella finanziaria basata sull’assioma economia uguale a profitto e recepimento della funzione sociale delle famiglie.
Massimiliano Franzoni